Malattia professionale: il risarcimento per la morte del lavoratore va sempre personalizzato

 

Con sentenza n. 17092 dell'8 ottobre 2012, la Corte di Cassazione ha affermato che il danno biologico e morale, da riconoscere ai lavoratori esposti all’amianto non può essere liquidato in misura fissa per ogni giorno di malattia ma va personalizzato alla luce della intensità delle sofferenze, anche psichiche subite.

La Suprema Corte ha evidenziato che ha rilevato come "in caso di lesione dell’integrità fisica che abbia portato ad esito letale, la vittima che abbia percepito lucidamente l'approssimarsi della fine, attivi un processo di sofferenza psichica particolarmente intensa che qualifica il danno biologico e ne determina l’entità sulla base non già (e non solo) della durata dell’intervallo tra la lesione e la morte, ma dell’intensità della sofferenza provata".   Dunque, "in caso di lesione di un diritto fondamentale della persona", è sbagliato un parametro esclusivamente temporale perché non adotta alcuna personalizzazione, mentre dovrebbe tener conto: delle condizioni personali e soggettive, del decorso della malattia, della concreta penosità della stessa, delle ripercussioni sulla vita del danneggiato, delle cure praticate e delle relative prospettive ed in genere di ogni ulteriore circostanza rilevante ai fini dell’intensità della sofferenza provata. Ora sarà la Corte di appello di Trieste a dover decidere sulla base dei precedenti principi.

 

La Sentenza n. 17092/2012 (fonte Guida al Diritto)

 

 

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